Come spendere bene i 200 miliardi del recovery fund

Spoiler: al nostro Paese servono formazione, comunicazione, soldi per scalare le buone idee e meno regole. Subito.

Alessandro Mininno
6 min readOct 16, 2020

(nota: questo post è l’estratto dell’intervento di Fabrizio Martire e mio all’evento Next Generation, a Talent Garden Ostiense (Roma), il 15 ottobre 2020)

Alcuni mesi fa lorenzo maternini, nostro socio in Talent Garden, ci ha parlato di un’idea.

Pandemia e lockdown stavano devastando il nostro Paese e l’Europa sventolava in lontananza un sacco di soldi, il famoso Recovery fund. Si trattava di un’ipotetica iniezione di liquidità, molto consistente, per far ripartire l’economia italiana. L’Italia vanta un mirabile track record di fondi pubblici sputtanati, insabbiati, regalati agli amici o semplicemente non utilizzati. Secondo Lorenzo servivano delle idee per scongiurare questa ipotesi e per cercare di far fruttare questi soldi. Eravamo d’accordo: come imprenditori dovevamo almeno provarci.

È nato il progetto Next Generation, a cui hanno aderito quasi 500 partner, per proporre al Governo delle soluzioni tangibili e degli utilizzi efficaci per quei 209 miliardi (o almeno per una parte di essi).

Questo progetto ci ha fatto parlare con più di venti persone, dal nord al sud, da est a ovest. Nord sud ovest est, come direbbero gli 883.
Abbiamo discusso con chef, con ricercatori, con accademici. Poi anche con imprenditori e con rappresentanti del terzo settore. Gli abbiamo chiesto di raccontarci la storia del loro successo. Abbiamo voluto sapere quali difficoltà avessero incontrato e in che modo un intervento dello stato avrebbe potuto aiutarli a partire oppure a crescere. Abbiamo collezionato idee concrete e operative, in tutto il Paese. La risposta è stata eccezionale, oltre ogni nostra aspettativa.

Gli ambiti di ricerca sono stati tre: cultura, education e food. Abbiamo deciso di lavorare su tutti e tre gli argomenti, senza distinzione. Ecco la lista completa dei key player che abbiamo coinvolto: è volutamente molto eterogenea, sia per dimensione aziendale che per localizzazione geografica.

Giulio Vita - La Guarimba
Andrea Paoletti - Casa Netural, Wonder Grottole
Flaviano Zandonai - CGM
Francesco Gaudesi - SpaceShip
Isabella Potì - Pellegrino Brothers
Matteo Vignoli - Università di Bologna
Tomaso Trussardi - Trussardi, Trussardi alla Scala
Chiara Levi - Micatuca.com
Aurora Rapalino - Master Relational Design, Idlab
Ivana Pais - Università Cattolica
Stefano Maggi -Alike, We are social
Giorgio Soffiato - Marketing Arena, Master in Cultura del cibo e del Vino (Ca’ Foscari)

Abbiamo imparato moltissime cose e sarebbe impossibile riportarle tutte. Ve ne raccontiamo due o tre.

Giulio è partito da un cinema in disuso, per dare vita a uno dei più importanti festival indipendenti di cinema in Italia

Per esempio abbiamo parlato con Giulio Vita, un venezuelano che è tornato ad Amantea, in Calabria, dove ha restaurato un cinema e ha dato vita al più grande festival di cinema indipendente del sud Italia, portando Vimeo e Giphy ad Amantea e venendo riconosciuto addirittura dal Presidente della Repubblica.
È un caso eccellente, che è sopravvissuto per dieci anni, lottando contro le cose che ci ostacolano tutti: la burocrazia, la lentezza delle istituzioni, addirittura un certo tipo di comportamenti mafiosi.
È una startup che avrebbe bisogno di crescere. Cosa si può fare per aiutare casi eccellenti come quello de La Guarimba?

Grazie a Spaceship abbiamo parlato con un dj, Benny Benassi, che proprio durante un lockdown che ha causato e sta causando troppa sofferenza a chi lavora nella musica. Benny Benassi ha deciso di portare attenzione verso dei luoghi importanti della cultura italiana, con un progetto che si chiama Panorama.

Ha tenuto dei Dj set a porte chiuse, in streaming, con un drone che documentava la performance. È stato un modo per valorizzare il nostro patrimonio culturale, in un momento difficile. Ed è stato fatto con i modi e le tecniche di internet. È sicuramente un modello da cui prendere esempio, che mette insieme cultura pop e cultura tradizionale. Questo è il genere di idee e competenze che andrebbero diffuse tra tutti gli operatori della cultura. Come si può fare?

Floriano Pellegrino e Isabella Potì hanno creato un arcipelago di aziende in Salento.

Poi abbiamo parlato con Isabella Potì, una chef che forse avrete visto in TV. Insieme a Floriano Pellegrino ha aperto una SRL, la Pellegrino Brothers, che controlla un ristorante stellato a Lecce (Bros’), una trattoria gourmet (Roots), un summit internazionale di gastronomia ed imprenditoria (Metaprogetto) e una squadra di rugby (a proposito, fate una donazione per riqualificare lo stadio di Trepuzzi).

Sono bravi e talentuosi e soprattutto sono stati forti a creare un brand. Ma si scontrano contro i vincoli che conoscete: le stesse leggi che vincolano una catena di ristoranti internazionale sono applicate, senza distinzioni, a una piccola realtà locale di sperimentazione ed eccellenza.
È mai possibile? Le istituzioni e le leggi in questo caso frenano l’innovazione, anziché accelerarla.

Quattro proposte per sbloccare l’Italia

Parlando con tutti questi attori abbiamo realizzato che i problemi sono quasi sempre gli stessi. L’Italia è piena di piccole realtà eccellenti, ma il sistema gli impedisce di crescere.

Dopo che abbiamo parlato con tutti abbiamo cercato di capire cosa avessimo imparato da questa gita virtuale tra le imprese, le associazioni e le startup. Ci permettiamo di avanzare quattro proposte.

La prima è di investire sulla formazione concreta, hands on. È facile. Lo fa Talent Garden Innovation School. Lo ha detto anche il Mario Draghi nazionale In quel suo bel discorso al festival di CL: non sussidi a pioggia, ma investimenti “buoni”.
Servirebbero dei finanziamenti destinati proprio a questo — a formare la prossima generazione di cittadini e di imprenditori. Servono scuole che costruiscano competenze, capacità e relazioni dove queste ancora non esistono (per esempio in periferia, al sud, nelle zone disagiate). Servono conoscenze concrete, operative, che le persone possano utilizzare subito. Servono soldi al più presto per crescere una nuova generazione di cittadini, a prova di internet.

La seconda è che costruire un brand è importante, non solo se sei la città di Milano (che ha addirittura un’agenzia dedicata allo sviluppo del brand cittadino, YesMilano) o di Roma, ma anche e soprattutto se sei la piccola città di Grottole, vicino a Matera. Sono troppe le eccellenze locali che vengono affossate perché non sono capaci di comunicarsi. È importante che in tutti i finanziamenti, in tutti i bandi, in tutti i progetti la capacità di comunicare i propri valori sia tenuta in grande considerazione. Vorrei che ogni progetto in Italia riuscisse a comunicarsi come fanno da Bros’ o a Grottole.

Terzo, ci sono moltissimi bandi per startup o iniziative ancora in stato embrionale, ma il problema del nostro paese non è nascere, è sopravvivere. Servono dei fondi per scalare. Per permettere a tutte le iniziative eccellenti (il festival la Guarimba, Favara cultural park, le iniziative dell’Università di Bologna, Casa Netural, Mica Tuca e molti altri) di consolidarsi, crescere, resistere al tempo. Servono soldi per questo e ne servono molti.

Quarto, forse la proposta più estrema, è quella di sospendere le leggi. In UK esiste uno strumento, chiamato sandbox normativa, che permette alle startup finanziarie di non rispettare tutte le leggi, per esempio, a cui sono assoggettate le banche. Ha senso. Siamo un paese in cui la burocrazia e le norme sono un vincolo che impedisce di crescere a chi, nel paese, cerca davvero di fare cose nuove. Se in alcuni casi, molto specifici e molto innovativi — fosse possibile annullare qualche legge e qualche adempimento burocratico, questo paese ripartirebbe più veloce. Qui non servono soldi. Serve intelligenza e controllo. Speriamo che il nostro Paese cel’abbia.

Questo periodo ha cambiato molte cose e potrebbe rappresentare una grande opportunità di riscatto per il sud, per la periferia, per i luoghi lontani da Milano e da Roma. Una micro fuga di cervelli ha riportato a casa molte persone competenti.

Se è vero che ogni crisi rappresenta un’opportunità, forse abbiamo l’occasione unica di irrorare tutto il territorio italiano con risorse e competenze, condite da una sana spruzzata di liquidità pubblica. La speranza è che, per una volta, il nostro Paese non si faccia sfuggire questa occasione.

--

--